Il governo della lettura by Patrizia Delpiano

Il governo della lettura by Patrizia Delpiano

autore:Patrizia, Delpiano [Delpiano, Patrizia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Il Mulino/Ricerca
ISBN: 9788815140357
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2008-10-14T22:00:00+00:00


3. Armi spirituali per la penisola: l’appello ai vescovi

Il rilancio del ruolo episcopale appare, in effetti, la principale risposta alla crisi del sistema inquisitoriale. L’appello ai vescovi da parte del Sant’Ufficio romano fu diretto. All’inizio del 1768, infatti, le lettere circolari del 9 gennaio 1762, del 31 agosto 1765 e del 10 ottobre 1767, che avevano già raggiunto molti inquisitori, vennero inviate a tutti i vescovi dello Stato ecclesiastico[77]. Ciò che traspare anche dalle loro risposte, in realtà, è un certo pessimismo, visto che le pratiche del contrabbando librario – per dirla con il vescovo di Pesaro – «possono alle volte render deluse le diligenze»[78]. Unanime, però, appare la solidarietà espressa verso le iniziative dell’Inquisizione romana, e sincero l’impegno a lottare uniti. Da Comacchio il vescovo Giovanni Rondinelli si dichiarava pronto ad adoperarsi affinché «non resti giammai contaminata col’uso pestifero de’ libri perniciosi la purità della religione, ed il buon costume de’ fedeli»[79]; il vescovo di Ascoli, Pietro Paolo Leonardi, prometteva che avrebbe usato «ogni vigilanza» e avrebbe ordinato ai suoi ministri «di essere attenti sull’esatta osservanza delle istruzioni trasmessemi»[80].

D’altra parte, la funzione attiva richiesta ai pastori dello Stato ecclesiastico emerse chiaramente in occasione dell’affaire Pinzi. Anch’essi erano stati sollecitati a suggerire provvedimenti in tema di libri e lettura; e anche a loro giunsero sia l’editto del 1773 sia la Circolare agl’inquisitori dello Stato ecclesiastico che lo accompagnava. L’invito era esplicito: ogni vescovo doveva

incaricare tutti i parrochi della sua diocesi, che ne’ catechismi, e nelle prediche pongano in vista del loro popolo il grave danno, che apporta all’anime la lettura de’ libri proibiti, il male, che commette col ritenerli, e coll’imprestarli ad altri; le censure fulminate dalla sede apostolica contro chi li legge, e li ritiene; e finalmente anche le pene temporali, che per una tale delinquenza vengono minacciate[81].

Anche in tal caso la consapevolezza della dubbia efficacia delle misure si accompagnava alla dichiarazione di un sicuro impegno. L’arcivescovo di Ravenna, Antonio Cantoni, per esempio, espresse subito la sua intenzione di stendere una lettera pastorale «da leggersi, e spiegarsi in certi tempi dell’anno a tutti i parochi, da predicatori, e missionari» al fine di ricordare

a tutti la grave colpa, di cui sono rei, le ecclesiastiche pene, e censure, che s’incorrono non solo da quelli, i quali senza le dovute licenze leggono, o ritengono presso di se tali libri, ma anche da chi li ritiene presso di altri, li porta da luogo a luogo, se li fà leggere, o in altro modo contrafà al fine della proibizione, per così togliere vari errori che corrono in tal materia[82].

Da Pesaro il vescovo Radicati garantiva il suo appoggio:

Farò inoltre, che tutti i miei parrochi, e predicatori e dall’altare, e dal pergamo pongano in vista al loro uditorio il grave danno che arreca la lettura de’ libri proibiti, il male, che si commette col ritenergli, ed imprestarli ad altri, e finalmente le pene spirituali, e temporali, che vengono ad incorrersi per tale delinquenza[83].

Se all’interno dei domini papali non si mancò dunque di ricorrere tanto ai metodi



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